IL MONASTERO DI GELLO
I resti del monastero femminile di San Martino in Gello – poi intitolato a San Giustino – si trovano nell’omonima località distante 2,5 km dal centro storico di Camaiore. Al suo interno il monastero ospitava le suore che, proprio come i monaci del Monastero di San Pietro alla Badia, seguivano la regola di San Benedetto. Il complesso monastico era formato da una chiesa con la torre campanaria, un giardino e un chiostro, oltre ad includere le celle delle suore e il refettorio. Il tutto era circondato da mura che ad oggi sono ancora parzialmente visibili, così come la chiesa priva di copertura. Presumibilmente edificato nel XII secolo per servire il monastero, l’edificio è di stile romanico con facciata a capanna (a due falde) e si compone di un’aula unica e di un’abside semicircolare. All’interno di una zona privata – e pertanto non accessibili ai visitatori – sopravvivono anche i resti dell’antica torre campanaria e il piccolo campanile settecentesco, insieme a tracce del chiostro, dove rimangono in piedi il pozzo e la parete interna di una delle otto celle delle monache.
STORIA
Secondo la tradizione orale l’anno di fondazione del monastero risalirebbe al 1089, mentre il primo documento attestato sul complesso è datato 1148. Si tratta della bolla con cui papa Eugenio III , oltre a porre il monastero sotto la protezione apostolica e riconoscere i suoi possedimenti, lo dota del privilegio di possedere un cimitero e di ricevere conversi al suo interno. In aggiunta, alle monache viene riconosciuto il diritto di nominare i preti delle chiese sottoposte. Nel 1188 con un’ulteriore bolla papale, Clemente III conferma tutti i benefici conferiti dal papa versiliese. Un documento del 1248 attribuisce il patronato di San Martino di Gello ad un certo Simuccio dei nobili di Montemagno, mentre nella seconda metà del secolo si avverte un sostanziale silenzio documentario che potrebbe essere spiegato con un abbandono momentaneo del complesso a causa degli eventi bellici. Notizie del monastero vengono fornite solo nel 1347 in un contratto che attesta la presenza di otto monache al suo interno. In un documento di poco successivo, risalente al 1366, si comincia ad avvertire la decadenza economica del complesso che sembra peggiorare nei decenni successivi, tanto che durante la visita pastorale del 1383 le monache, ormai ridotte di numero, vengono invitate a ripararlo. Nel 1405 il monastero viene definitivamente soppresso, mentre la chiesa rimane in uso fino al XX secolo. Nel corso dei secoli non mancano, però, segni di degrado. Nel 1710 il campanile risulta parzialmente in rovina e nel corso del XVIII secolo viene innalzata una torre più piccola. Le ultime vicende del monastero sono legate a continui passaggi di proprietà. Prima indemaniato e poi venduto a privati, il complesso passa nelle mani del rev. Sacerdote Masseangelo Masseangeli a cui si deve un restauro parziale della chiesa nel 1874. L’intervento, testimoniato da un’epigrafe posta su una parete interna della chiesa, interessa soprattutto il tetto che viene rialzato. Ma già nel 1944 le condizione dell’edificio e in particolar modo della copertura risultano pessime. Nel 1963 la chiesa viene acquisita dalla Signora Maria Luisa Araujo che tenta in tutto i modi di salvaguardarla, ma trovandosi in difficoltà per il restauro, decide di donarla al Comune di Camaiore. Negli ultimi anni per volontà dell’Amministrazione Ceragioli e grazie all’interessamento del Gruppo Archeologico di Camaiore è stato portato avanti un intervento di consolidamento della chiesa. Con la collocazione di una gabbia costituita da traverse metalliche si è evitato il sicuro crollo dell’edificio, anche se ad oggi le sue condizioni rimangono critiche.
IL CAPITELLO DI GELLO
Dalla chiesa del monastero di Gello proviene un capitello in marmo apuano scolpito su tutte e quattro le facce, databile fra la seconda metà del IX e il X secolo d.C. Il fatto che si trovasse all’interno della chiesa potrebbe suggerire un’origine del complesso ancora più antica rispetto a quella registrata dalla tradizione orale (1089). La sua collocazione originaria così come molte altre informazioni sul suo conto rimangono sconosciute. Forse è stato realizzato in epoca precedente per un primo cenobio (comunità di monaci riuniti sotto la medesima regola di un monastero) presente nella località di Agellum, ma non è nemmeno da escludere che provenga dal monastero maschile di San Pietro alla Badia (Camaiore).
Il capitello ha forma cubica e si trova in buono stato di conservazione. Il foro praticato su una delle quattro facce rivela che il manufatto è stato reimpiegato come acquasantiera secondo una pratica molto diffusa nella Toscana medievale. Interamente ricoperto da incisioni, presenta un sottile solco con funzione di incorniciatura sui margini superiore e inferiore, quattro testine umane alla sommità degli spigoli e figure geometriche, zoomorfe e astratte sui lati. La datazione è molto controversa, in quanto l’opera sembra costituire un unicum all’interno del panorama lucchese. Nonostante sia stata classificato da molti come longobarda, alcune sue caratteristiche discordanti suggeriscono una realizzazione successiva. Infatti, nel capitello sopravvivono motivi altomedievali astratti, ma rispetto alle opere merovinge e visigote del VI-VII secolo e a quelle longobarde dell’VIII non vengono inseriti – se non in misura molto superficiale – rimandi al repertorio decorativo classico. Inoltre, si individuano elementi figurativi tipici della tradizione scultorea locale da collocare intorno all’anno 1000. Per questi e altri motivi, non è possibile classificare il capitello come prodotto prettamente longobardo, ma si propende per una datazione compresa fra la seconda metà del IX e il X secolo, ovvero in una fase di passaggio al protoromanico in cui sopravvivono ancora i motivi della scultura altomedievale. Opera-cerniera e di estremo interesse, il capitello di Gello è oggi esposto al Museo di Villa Guinigi. Una sua riproduzione in marmo realizzata con scannerizzazione in 3D è visibile presso il Civico Museo Archeologico di Camaiore.
BIBLIOGRAFIA
Gruppo Archeologico Camaiore, (a cura di), Storia e Archeologia del Monastero e Chiesa di S. Martino di Gello
Autori vari, Lucca e l’Europa un’idea di medioevo V-XI secolo, Lucca, Fondazione Ragghianti, 2010, pp. 180-184