Dove: Camaiore - frazione di Lombrici
Periodo: VIII - XIII secolo
Il castello sorge su un colle nei pressi del borgo di Lombrici, a 290 m s.l.m. La zona era già abitato nel III sec. a.C. dai Liguri Apuani. L'area è di nuovo occupata tra l'VIII ed il X secolo d.C., quando vengono costruite alcune capanne. Le prime strutture in pietra compaiono tra X e XI secolo e vanno a costituire il nucleo più antico del castello, che raggiungerà la sua massima espansione nel XII secolo, occupando una superficie di circa 2,5 ettari. Tra il X ed il XII secolo Montecastrese assume definitivamente l'aspetto di borgo fortificato la cui parte sommitale, il cassero (circondato da mura), racchiude due torri di avvistamento, un dongione (torre ad uso residenziale) e numerose abitazioni. Una seconda e più ampia cinta muraria, lunga circa 1 km, proteggeva il borgo, che comprendeva un centinaio di abitazioni e i resti di una chiesa dedicata a Santa Barbara.
Montecastrese è stato il castello più popoloso della Versilia, favorito da una posizione strategica da cui era possibile controllare il territorio ed il tracciato viario sottostante, che collegava la valle di Camaiore con la Garfagnana e la Lombardia (via Lombarda). I signori del castello potevano quindi riscuotere il pedagium, una tassa sull'utilizzo delle infrastrutture di trasporto diffusa in tutta Europa. Nel 1219, Montecastrese viene spartito tra i possedimenti delle due famiglie nobili della Versilia, i da Corvaia e i da Vallecchia. Tra il 1223 ed il 1226 il castello è conquistato dalla città di Lucca, che in quel periodo cercava di ottenere uno sbocco sul mare mettendo sotto assedio i castelli della Versilia, alleati della ghibellina Pisa. Le torri vengono abbattute. La torre a monte è definitivamente crollata qualche decennio fa a causa di un terremoto. A partire dalla fine del Quattrocento il colle venne trasformato in un uliveto, funzione che mantiene tutt’oggi.
Il nome deriva dal toponimo latino castra, che significa "accampamento" o, come in questo caso, "fortilizio".
LA TORRE A MONTE
La torre a monte era stata eretta nel XII secolo e occupava la zona più elevata dal castello, in precedenza occupata da capanne in legno altomedievali e da una prima struttura in pietra. Si trattava di una torre di avvistamento alta circa 12-15 m, quadrata e priva di aperture, ma dotata di una cisterna nel basamento. Una scala di legno retrattile, appoggiata ad una mensola di pietra, permetteva di raggiungerne la cima.
La torre era racchiusa da una cinta muraria quadrangolare lunga circa 11 m per lato, con un vano stretto e lungo con probabile funzione di corpo di guardia e munito di doppio accesso. Nel 1225 circa, delle maestranze specializzate demolirono l'edificio, sostituendo le pietre del paramento della torre con pali di legno che venivano poi incendiati. Il venir meno del sostegno dei puntelli provocava il cedimento strutturale della torre e la sua caduta.
LA TORRE A MARE E IL DONGIONE
Lo sperone di roccia a sud che domina la vallata di Camaiore fino al mare venne scelto per la costruzione di una torre e di un dongione (edificio residenziale). Da qui era possibile controllare i vicini castelli di Greppolungo e Pedona e il passaggio di uomini e merci lungo la Via Francigena da Camaiore verso Lucca. La torre, quadrangolare, venne costruita nel XII secolo, come la sua gemella torre a monte con la quale condivide le dimensioni (5,40 m di lato), la tecnica costruttiva e la funzione di avvistamento. Verso mare sono visibili i resti di una più ampia struttura rettangolare, probabilmente un dongione, una torre o piccolo palazzo abitato dal signore o da colui che amministrava il castello in sua vece.
Il borgo, con un centinaio di abitazioni, era formato da case costruite sfruttando la roccia di base per le pareti e disposte una a fianco all'altra. Realizzate con le pietre cavate sul posto, avevano un tetto a doppio spiovente in lastre di scisto sorrette da travi. Porte e finestre erano in legno e l'ambiente interno era composto da un'unica stanza, talvolta con sopplaco in legno, con un focolare in un angolo e un foro sul tetto per fare uscire il fumo.
La casa della macina è stata costruita su un precedente edificio, anch'esso di epoca medievale. L'abitazione si sviluppava su due ambienti sovrapposti (quello superiore adibito ad abitazione e quello inferiore alla lavorazione dei cereali), ed era caratterizzata dalla presenza di una macina basculante per la frantumazione dei cereali. La macina era stata ricavata da un blocco di calcare di circa 2 metri, che funzionava tramite una pietra collegata ad un pendolo azionato a mano e sospeso ad una struttura di legno. Altre macine simili sono state trovate nei vicini castelli di Greppolungo e Montebello e presso S. Niccolò di Palatino, fra Migliarino Pisano e Viareggio.
La macina a basculazione
LA CASA DEL BORGO
La casa del borgo, situata immediatamente a ridosso delle mura di cinta, era composta da due ambienti distinti monofamiliari ed è stata costruita in parte tagliando e sfruttando la roccia di base. L’ambiente superiore aveva una superficie di circa 18 m², quello inferiore di circa 28 m². L’ambiente inferiore aveva due ingressi e probabilmente almeno una finestra verso la valle chiusa da scuri di legno (non si usavano vetri). Tutte le operazioni casalinghe si svolgevano all’interno di un’unica stanza, sfruttata anche per dormire. Si utilizzavano recipienti di terracotta per cucinare zuppe (come le olle, vasi panciuti e provvisti di coperchio), “testi” per cuocere le focacce e boccali per i liquidi e si mangiava su tavoli usando come piatti comuni dei “taglieri” di legno. Questo edificio è stato abitato fino alla seconda metà del Duecento, dimostrando come il borgo si sia spopolato più tardi rispetto al cassero.
LA CHIESA DI SANTA BARBARA
Posta nel circuito murario esterno in prossimità di una delle porte, la chiesa di Santa Barbara era ancora citata ne 1260 (circa trent'anni dopo la distruzione del castello). Ha restituito alcuni frammenti di bacini ceramici tunisini decorati in blu e nero, probabilmente inseriti sulla facciata come nelle coeve chiese di Pisa e Lucca. Gli scavi archeologici hanno messo in luce un'area cimiteriale con ossari di adulti e bambini. Gli studi antropologici e paleonutrizionali hanno rilevato che gli abitanti del castello praticavano un'intensa attività lavorativa, con una dieta più varia rispetto ai coevi abitanti della valle.
Durante l'assedio di Montecastrese i soldati pisani giunti in soccorso misero in salvo diversi oggetti preziosi, tra cui un'icona bizantina che venne trasportata nella cattedrale di Pisa e che diventa in seguito un oggetto di grande venerazione. La tavola lignea raffigura la Vergine "Odigitria" o Dexiokratousa ("che istruisce, che indica la direzione") e il Cristo Pantocratore ("sovrano di tutte le cose"), rappresentato con il libro in mano. Alcuni hanno attribuito la tavola al Berlinghieri, che nel XII secolo produsse a Lucca diverse opere.
Nel cassero erano presenti case a due piani, costruite tagliando la roccia ed utilizzandola sia per addossarvi i muri perimetrali, sia come pavimento. Il piano superiore, doppio per ampiezza rispetto a quello inferiore, costituiva l'abitazione principale.
LA CASA CON DISPENSA
La casa con dispensa fa parte di una serie di 3 edifici disposti su due livelli, separati tra loro da piccoli stradelli, larghi circa 1,5 m e poggiati direttamente sulla roccia, i quali si congiungevano con la strada principale di collegamento tra le due torri lungo il crinale. Il tetto, sorretto da travi di legno, era coperto con lastre di pietra e gli ambienti erano piccoli, di circa 30 m². L’ambiente superiore era dotato di un focolare nell’angolo (come dimostrano le tracce arrossate sulla roccia) i cui fumi uscivano semplicemente dal tetto, senza camino, sfruttando l’incavo sulla parete rocciosa come tiraggio. Il piccolo vano semicilindrico, posto tra i due ambienti, serviva probabilmente come dispensa per conservare cibi e granaglie in un luogo asciutto e rialzato, chiuso da sportelli di legno per proteggere i cibi dai topi. L’edificio fu abbandonato entro la metà del Duecento, in concomitanza con la conquista del castello.
Da Camaiore si seguono le indicazioni per il borgo di Casoli. Superati il borgo di Lombrici e la deviazione per la frazione di Metato, si arriva ad un bivio sulla destra, prima di una larga curva, con l’indicazione Candalla. Si imbocca questa strada e si parcheggia lungo la strada (durante i fine settimana nei mesi estivi prendere la navetta gratuita del Comune da Camaiore).
Arrivati alla ferriera Barsi, prima dell’osteria, prendere il sentiero sulla destra. Dopo un tratto di strada sterrata si prende a destra (seguire i segnali rossi) fino a raggiungere un ampio spiazzo presso la sella del Colle dell’Asprone, dove c’è una croce in ferro e un pannello segnaletico. Da qui si procede imboccando il sentiero che si inoltra sulla destra costeggiando l’oliveto che, superata una casa diroccata (con immagine sacra murata) permette di arrivare ai ruderi del villaggio fortificato medievale di Montecastrese, dove si segue l’anello di visita ai resti del castello e dell’abitato.