La via Francigena o via Romea è il percorso che collega Roma, centro della cristianità, ai paesi d’Oltralpe ed è formata da una serie di tratti di vie romane, uniti per ragioni politiche e militari intorno al VI-VII secolo d.C..
Nella prima metà del VI secolo, i Bizantini occuparono l’Italia nel tentativo di imporre la loro egemonia sulla penisola, ma nel 568 la loro impresa fu interrotta dalla conquista longobarda. I Longobardi stabilirono la loro capitale a Pavia, ma acquisirono possedimenti anche nell’Italia centro-meridionale e per raggiungerli, evitando i nemici bizantini, dovettero individuare un percorso interno. Passando dall’attuale valico della Cisa – che divide l’Appennino ligure da quello tosco-emiliano –raggiungevano lo scalo marittimo di Luni e da qui si dirigevano verso sud. L’itinerario prese il nome di “Mons Longobardorum” che nell’alto Medioevo si convertì in via di “Monte Bardone”.
I Longobardi non costruirono materialmente la strada, ma si limitarono a riutilizzare e curare tratti di vie romane preesistenti. Per rendere il percorso più sicuro, eressero o rafforzarono roccaforti e fondarono abbazie regie che ricoprivano contemporaneamente le funzioni di punti di sosta, “spedali” e fortilizi. Con l’arrivo dei Franchi nel IX secolo, la via di Monte Bardone assunse il nome di via Francigena, dato che era sempre più utilizzata come collegamento con la Francia dove il papato aveva trovato preziosi alleati. Dopo l’anno Mille, l’importanza del percorso aumentò notevolmente con l’intensificarsi dei pellegrinaggi verso i luoghi sacri della cristianità tra cui Roma, la Città Eterna. Per questo motivo, di fianco all’appellativo “via Francigena” si diffuse quello di “via Romea”.
Il percorso della via Francigena non è costituito propriamente da una singola strada, bensì da tante strade diverse, tante Francigene unite in alcuni punti nodali. Tuttavia, un itinerario è convenzionalmente riconosciuto come ufficiale dalla Comunità Europea: quello registrato dall’arcivescovo di Canterbury Sigerico nel X secolo.
Nel 990 Sigerico, neoeletto arcivescovo di Canterbury, dovette recarsi a Roma per ricevere il “pallio” – il mantello arcivescovile – e la benedizione papale. Di ritorno, tenne un diario di viaggio, pervenutoci grazie ad un manoscritto successivo conservato presso il British Museum di Londra. Nel documento vengono segnalate le 79 tappe o submansiones attraversate da Sigerico per giungere da Roma fino al canale della Manica.
La prima tratta dell’itinerario di Sigerico da Roma fino al Lago di Bolsena (Viterbo) ricalcava la via Cassia, in seguito il viaggio proseguiva in Toscana dove venivano toccate varie città fra cui S. Quirico d’Orcia, Siena, S. Gimignano, Lucca e Luni. Successivamente raggiungeva il valico appenninico di Montebardone e Borgo San Donnino, odierna Fidenza (Parma). Dalla Pianura Padana, il percorso si ricongiungeva alla via consolare Emilia e dopo aver oltrepassato il Po si dirigeva verso nord, dove venivano attraversate le Alpi passando dal valico del Gran San Bernardo (tra Italia e Svizzera). Infine, l’ultima sezione dell’itinerario si dipanava verso nord, percorrendo la Francia fino alla costa atlantica. Grossomodo il tracciato della via Francigena è rimasto inalterato fino ad oggi ad eccezione dei cambiamenti dovuti a ragioni politiche, economiche, topografiche e climatiche.
Oltre a Roma, la via Francigena conduceva anche ad altri luoghi di pellegrinaggio. Proseguendo da Roma fino alla Puglia era possibile raggiungere il Santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano e in seguito prendendo la via del mare da Brindisi si poteva continuare il viaggio fino a Gerusalemme. Il porto di Luni, invece, conduceva i pellegrini nella Linguadoca da dove si incamminavano verso Santiago di Compostela nella regione spagnola della Galizia.
LA VIA FRANCIGENA A CAMAIORE
Il tratto di Via Francigena passante per Camaiore e per i borghi vicini
Tra le 79 tappe annotate da Sigerico nel suo diario di viaggio figura anche il toponimo Campmaior – antico nome di Camaiore – che corrisponde alla XXVII submansio, posta fra le due importanti città di Lucca (XXVI submansio) e Luni (XXVIII submansio). Del passaggio di Sigerico a Camaiore non si hanno altre notizie, ma è presumibile che l’arcivescovo di Canterbury abbia trovato riparo presso l’abbazia di San Pietro (Badia), attestata per la prima volta nel 761d.C..
La tappa camaiorese, sebbene sia citata per la prima volta nell’itinerario sigericiano, molto probabilmente esisteva già prima del X secolo. Infatti, se un primo nucleo abitativo a Camaiore è testimoniato nel 984, il toponimo Campomaiore è già documentato nel 761. Un pannello del Museo Archeologico con il pezzo del manoscritto dove Sigerico cita Camaiore
Camaiore e la Versilia più in generale facevano parte degli itinerari di pellegrinaggio altomedievali. Fra le altre cose, la posizione della Versilia sulla via Francigena comportava un arricchimento di tipo culturale. Ad esempio, nella facciata dell’antica pieve di Camaiore si apriva un portale geminato (doppio), pratica costruttiva che si riscontra in tutte le principali chiese meta di pellegrinaggio e che fu diffusa grazie al flusso di idee che circolava lungo la via Romea.
Fino al XIII secolo, i pellegrini annotano nei loro diari località del territorio versiliese e non solo nel loro viaggio verso la Città Eterna. Un altro itinerario, la cui storia si intreccia con quella della Versilia è quello verso Santiago de Compostela. Come già detto, i fedeli jacopei raggiungevano la città portuale di Luni per recarsi in Linguadoca (Francia) da dove proseguivano l’itinerario a piedi. Grazie a questo flusso di viandanti, la regione rimase ben inserita nelle reti di pellegrinaggio anche dopo che il tratto versiliese della via Francigena perse la sua egemonia a partire dalla metà del Duecento. Se, infatti, per raggiungere Roma si optava per un percorso alternativo, i pellegrini jacopei continuavano ad attraversare la Versilia utilizzando l’antica via Francigena.
Il percorso camaiorese della via Francigena è stato ricostruito unendo due importanti tratti citati nelle fonti archivistiche: la località di Valpromaro e via della Stretta (Capezzano). La prima menzione risale al 1101 e testimonia la presenza di una terra vicina alla chiesa di San Martino a Valpromaro che confina con la via Romea. La seconda attestazione è più tarda e individua l’antica via Francigena sull’attuale via della Stretta. Proprio nel tracciato di strada che collega i due punti menzionati è stato individuato l’itinerario seguito da Sigerico nel X secolo.
Il percorso da Valpromaro proseguiva verso Montemagno dove dal 1094 è attestata la chiesa dedicata a San Michele e dal 1129 l’ospedale ad essa collegato. In seguito, la via Francigena si diramava in due percorsi alternativi: quello che passava per l’attuale frazione camaiorese di Nocchi (Noccle) e quello che attraversava Pontemazzori. Da qui il viaggio continuava verso il centro di Camaiore per poi dirigersi verso via della Stretta – costeggiando l’antica fattoria romana nella località dell’Acquarella – e, infine, raggiungere la città di Pietrasanta.
Il tratto descritto si popolò fra l’VIII e il XIII secolo di ospedali ed edifici religiosi. Tra gli ospizi con chiese annesse presenti lungo il tratto camaiorese della via Francigena, il più antico è l’ospedale di San Vincenzo. Con due donazioni datate al 27 febbraio 1086, Raimondo e Ildebrando figli del fu Raimondo, con le loro mogli Sarasina e Ada fecero erigere l’ospedale e lo dotarono di alcuni beni. Inoltre, vicino all’ospizio fu edificata anche la chiesa omonima, documentata in una pergamena del 1180 e abbattuta agli inizi del ‘900 durante l’ampliamento dell’ospedale.
A 200 metri dall’ospedale di San Vincenzo si collocava e ancora si colloca la chiesa di San Michele Arcangelo documentata a partire dal 1180 con il suo ospedale, che viene, invece, citato per la prima volta nel 1262 e oggi è la sede del Museo d’Arte Sacra. Fra il 2008 e il 2009, alcuni scavi hanno portato alla luce le tracce di una chiesa di piccole dimensioni databile al IX secolo e posta ad alcuni metri da quella di San Michele. L’edificio ecclesiastico – il più antico rinvenuto nel centro storico di Camaiore – era perfettamente allineato al tracciato della via Francigena a differenza della chiesa più recente.
BIBLIOGRAFIA
L. Santini, Storia e archeologia sul tratto camaiorese della via Francigena0
R. Stopani, “Camaiore e la via Francigena”, Leonardo e la pulzella di Camaiore, Giunti, 1998
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R. Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991