Area costiera del comune, Lido di Camaiore è la frazione di un’idea di città che, dal finire del XIX secolo e attraverso il XX secolo, si è sviluppata lungo la costa versiliese e apuana. A partire dai primi anni del '900 si concretizza infatti l’idea di una “città lineare-turistico-balneare” attraverso la costruzione dei viali a mare e tramite la saldatura di tutte le appendici delle città pedecollinari da Viareggio fino a Marina di Carrara.
Lido di Camaiore è situata lungo la costa versiliese per uno sviluppo fronte-mare di circa 3 chilometri: nasce come supplemento alla stazione balneare più famosa e più importante della riviera, ovvero Viareggio, che dall’'800 aveva conosciuto un forte incremento edilizio. All’inizio del '900 l’aumento delle presenze durante la stagione estiva nell’abitato di Viareggio spinse una parte della borghesia alla ricerca di nuovi spazi che, pur continuando a essere ben serviti dai collegamenti, fossero più tranquilli e con una struttura urbana diversa da quella della maglia storica viareggina. Alla fine dell’'800 Fosso dell’Abate, così era conosciuto il primo gruppo di case lungo via del Fortino, è per alcuni artisti il luogo in Versilia da poter abitare in tranquillità. È celebre una lettera di Plinio Nomellini datata 31 dicembre 1907, in cui il pittore invita l’amico Galileo Chini all’acquisto della “Pineta” dove sarà edificata la “Casa delle Vacanze” (oggi Club Hotel “I Pini”). Nella missiva Nomellini indica il valore della casa facendo notare gli elementi che caratterizzeranno la zona e tutta la frazione negli anni a venire: la vicinanza al mare, la rendita di posizione che caratterizza tutte le frazioni rivierasche e la presenza dei pini a corredo del lotto.
Suddividendo per fasce lo sviluppo e le caratteristiche di Lido di Camaiore si delinea, a partire dalla costa, lo schema che segue.
La prima fascia corrisponde alla zona dunale, dove si trovano le aree demaniali e verranno eretti gli stabilimenti balneari: il disegno di impianto è semplice, ed è costituito dal viale a mare e da una fascia di isolati da destinare ad alberghi e a villini. Gli isolati sono alternati da strade di accesso al mare e dalle attuali piazze Lemmetti, Matteotti, Principe Umberto e Castracani. Le strutture balneari inizialmente nascono come casottini privati in legno di modeste dimensioni; con la crescita edilizia della frazione diventano sempre più forme organizzate in stabilimenti balneari, con edifici di guardianaggio e cabine non più isolate ma poste in successione e dotate di servizi.
Ai primi insediamenti, che si registrano sulla via del Fortino e tra piazza Lemmetti e piazza Casilini, seguono la lottizzazione della cooperativa Italica, lungo l’omonima via, gli interventi lungo la via del Secco, la lottizzazione del Gori lungo la via Roma, la lottizzazione della cooperativa Costa fiorita.
La qualità della parte edificata fu lasciata all’iniziativa privata; solo in pochi casi si costruì con basse densità edilizie e furono sempre trascurati l’impianto stradale e la predisposizione degli spazi pubblici.
La lottizzazione della cooperativa Costa fiorita, sorta nei pressi di via I Maggio, costituisce invece un esempio di operazione immobiliare di buon livello architettonico. Il repertorio stilistico con cui vengono progettati e costruiti i villini è il più ampio possibile. Non mancano piccole architetture concepite come padiglioni di un grande giardino, sia per gli impianti planimetrici che per gli apparati decorativi, come il Villino Marta Abba, il Villino Lotti o il Villino Dini.
Vi fu, quindi, negli intenti dei promotori della cooperativa, la volontà di assicurare una qualità generale del profilo architettonico mettendo a disposizione degli investitori un ufficio tecnico del quale faceva parte l’architetto lucchese Carlo Sorbi, autore delle costruzioni più significative, nonché quella di assicurare tutte le caratteristiche che un luogo di villeggiatura doveva possedere: riservatezza, salubrità, notorietà (si veda il convivio del “Fosso dell’Abate” di Chini, Viani, Nomellini) e al tempo stesso la vicina mondanità di Viareggio.
Con le nuove dinamiche impresse dalla politica urbanistica fascista, come la realizzazione del tratto autostradale Firenze-mare o la costruzione dei viali di collegamento tra i centri dell’entroterra e le marine, si genera un vero e proprio boom edilizio sulla costa. La soprintendenza e il ministero spingono affinché questa attività sia regolata da strumenti urbanistici adeguati. L’ampliamento dei collegamenti fra Lido e Viareggio, con 4 ponti sulla fossa dell’Abate, garantisce la continuità sia formale sia concettuale con l'idea di città lineare costiera.
Nel 1936 l'architetto Raffaello Brizzi è incaricato di redigere un Piano regolatore generale per ogni comune del litorale (una sorta di Piano intercomunale). Il Piano Brizzi, pur approvato dal Ministero, è oggetto di modifiche approvate dall’allora amministrazione, riguardanti un frazionamento delle proprietà più regolare rispetto a quello proposto per andare incontro alle esigenze dei lottizzatori.
Tuttavia, il Piano Brizzi non sarà mai attuato, pur rimanendo le indicazioni espresse per certi aspetti, a tutt’oggi, valide. Si dovranno attendere 30 anni per avere un nuovo Piano regolatore, a firma di Giovanni Michelucci, e saranno gli anni del maggior sviluppo edilizio, avvenuto in contemporanea con gli anni del boom economico. A questo periodo risale anche l’edificazione di Villa Simonetta, progettata sempre dall’architetto Giovanni Michelucci, situata all’angolo tra via Monte Pania e viale Sergio Bernardini, proprio a fianco all’area che ospita l’attuale parco di Bussoladomani.
La costruzione della Versilia - a cura di A. Serafini, G. Borella
Incanti di Oriente in Versilia - a cura di Maria Adriana Giusti
Costa Fiorita
Costa Fiorita
Costa Fiorita
Via del Secco
Via del Secco
Villa Simonetta - Arch. Giovanni Michelucci
Via Italica - Ville Romane
Ville Romane
Casa Lorenzo Viani
Villino Marta Abba
Villino Marta Abba
Zona Benelli